Sfuggiti al peggio, spesso, cerchiamo di prendere le distanze dal dolore. Che ci sia stato è innegabile ma tentiamo di relegarlo in un cantuccio quasi a spogliarlo del suo potere per renderlo finalmente inoffensivi.
Questo libro (acquista online) è la voglia di conferirgli una funzione riparatoria, renderlo centrale e non accessorio, parte integrante di un percorso che rivendica la profondità come cura.
Dal sogno di un bambino a quello di un adulto, il protagonista si racconta ripartendo da ciò che è stato per provare a somigliare ancora al sogno di sé.
Dalla prima macchina fotografica a quella ben più complessa del professionista, Massimo Cangelli prova a rendere partecipe il lettore di un processo di stampa che non può non passare attraverso il buio di camere oscure.
Scavando nella propria esistenza e in un archivio di fotografie lungo una vita, prova a fare dono al lettore di incontri, storie, luoghi, sentimenti per regalargli la sua istantanea più bella: la speranza di una fotografia ancora da scattare.
INTRODUZIONE
Questo libro è la voglia di conferirgli una funzione riparatoria, renderlo centrale e non accessorio, parte integrante di un percorso che rivendica la profondità come cura.
Dal sogno di un bambino a quello di un adulto, il protagonista si racconta ripartendo da ciò che è stato per provare a somigliare ancora al sogno di sé. Dalla prima macchina fotografica a quella ben più complessa del professionista, Massimo Cangelli prova a rendere partecipe il lettore di un processo di stampa che non può non passare attraverso il buio di camere oscure. Scavando nella propria esistenza e in un archivio di fotografie lungo una vita, prova a fare dono al lettore di incontri, storie, luoghi, sentimenti per regalargli la sua istantanea più bella: la speranza di una fotografia ancora da scattare.
Non conoscevo Massimo Cangelli sino al momento in cui nel gennaio del 2015 mi ha chiesto di aiutarlo a dare parola al suo dolore. Mi sono prestata a dare inchiostro al suo sentire chiedendogli in cambio solo autenticità. L’ho fatto non per compenso, non perchè questo mi avrebbe garantito visibilità. Ho scritto, in alcuni casi prestandogli il mio stesso Io, esclusivamente per curiosità e interesse per le profondità di cui una persona, chiunque essa sia, può sentire ad un certo punto della sua vita l’impellenza. Per lui, dunque, ma anche un po’ per me.
Anna Paola Lacatena
PREFAZIONE
Maurizio Cavalli – Presidente dell’Istituto Italiano di Fotografia
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